Racconti di sadomaso e bondage all’italiana

Più forte, incredibilmente vicino. Tra le tante storie erotiche trasgressive targate sadomaso o fetish, una piccante confessione esplicitamente raccontata dall’autore.

Conosco Matilde per puro caso in un ambiente che non avevo mai immaginato potessi incontrare persone con le mie stesse fantasie profonde e nascoste. Lo percepisco dal suo sguardo che ha capito, che ha percepito che avevo una voglia sfrenata di essere dominata da lei. Dopo qualche giorno che frequentavamo lo stesso posto insieme, mi avvicino a lei con una scusa. Dopo qualche scambio di battute che alludeva ad un gioco segreto delle parti lei ha cominciato a dominarmi già in conversazione.
-Possiamo fare da me stasera- mi dice, interrompendomi. Io mi eccito e mi viene duro, e non mi preoccupo di nascondere la mia emozione, lì al bar, dove chiunque poteva vedermi.
Le chiedo ora e posto, e le dico che sarò puntuale.
Lei mi lascia dicendomi che devo aspettarmi di tutto. E io so che se lo può permettere.

Nella morsa del ragno.

Mi presento puntuale all’appuntamento.
Matilde abita in una villetta a pian terreno appena fuori la città. Nulla di così lussuoso, piuttosto modesta. Mi fa accomodare, ma non si palesa. Sento la sua voce che mi parla. Entro in salotto. All’interno c’è una barella. Sempre la sua voce mi dà istruzioni di sdraiarmi a pancia in giù e tenendo le gambe divaricate. Dopo di che la vedo. Entra vestita tutta di nero con un body pieno di borchie e con un rossetto di un rosso accesso, l’unica nota di colore nel nero che dominava lei e la sua anima. Ha un frustino in mano, ma non lo adopererà. Lo butterà via per dirmi che c’è altro ad attendermi. Mi viene duro. Sto per toccarmelo, ma lei mi ferma. Dice che non posso muovermi se non mi dice lei di farlo. Credo che potrei venire anche così. Mai nessuna mia aveva dominato soltanto parlandomi a questa maniera. Prende una specie di gabbia toracica. Me la applica da sopra e lega le estremità della barella. Poi conclude legandomi le mani all’estremità in alto. Mi lecca tutta la schiena. I brividi più belli della mia vita. Non potevo immaginare cosa mi sarebbe aspettato di lì a poco.

Fino in fondo.

Mi lascia lì qualche minuto, e mi dice di pensare a tutto quello che ho fatto di male e per il quale dovrei essere punito. Io non riesco a pensare ad altro di essere dominato da lei. È così carismatica, è così potente, così coraggiosa, così dominatrice. Mi guarda attentamente. Io guardo lei per quel che mi è possibile. Le chiedo di fare qualcosa, e lei mi dice che devo aspettare, che sono un’impaziente, uno che non si sa godere le cose, e che se saprò attendere dopo godrò il doppio. Le credo perché non ho altro da fare a dire il vero, ma non vedo l’ora che mi faccia vedere cosa ha in serbo per me. È la regina del sadomaso, l’eroina del bondage, è tutto quello che una dominatrice dovrebbe essere. È incredibile come la sensazione iniziale nel vedere questa persona apparentemente comune, potesse celare questo suo lato così sessuale e così potente. Si alza, fruga in uno dei cassetti. Tira fuori una busta che contiene qualcosa. Posso solo immaginare cosa sia. Mi dice che ora arriverà il peggio, e io penso che sia il meglio. Si avvicina, mi dà un bacio sulla fronte lasciandomi il suo rossetto, poi mi dà uno schiaffo fortissimo, ricordandomi che non devo pensare che lei sia lì per il mio bene.
Va dietro di me. Mi chiede di allargare le gambe. Io lo faccio senza chiedere spiegazioni. Ad un tratto sento del fresco. Sta agendo sul mio prepuzio anale. Mi dice che lei già sapeva dal primo sguardo cosa mi sarebbe piaciuto più di tutto, e cosa ambivo da tempo, ma che nessuno aveva il coraggio o il potere di farlo. Comincio ad intuire, ma proprio quando mi sento rilassato mi sento spingere con qualcosa di molto duro dentro, sempre più forte, ma lentamente. E questa cosa entra, entra e piano piano provo un dolore immenso, ma un piacere infinito. Mi viene da piangere quanto fa male, ma non riesco a dire che si deve fermare. Lei mi chiede cosa sto provando, e che continuerà a spingere fino a quando io non la fermerò. Dovrei, ma non voglio. Sento che ho vissuto per quel momento, per quel dolore ancestrale, quella smania di goduria. Mi slega una mano, mi dice che mi posso toccare, se voglio. Poi si ferma, ma le dico di spingere un altro po’. Mi dice che preferisce fare su e giù, e io acconsento. E aveva ragione. È straordinario. Non resisto, e comincio a masturbarmi. Vengo dopo pochi secondi. Ed è tutto meraviglioso. Tirato fuori l’aggeggio sento una sensazione strana, non mi sento più a posto. Mi sento svuotato, ma incredibilmente bene.
Non ho mai visto cosa mi ha inserito nel culo. Non credo fosse un dildo normale, e ci siamo lasciati dicendo che non lo saprò mai, che non lo saprà mai nessuno.